Ho creato il mio primo gioiello quando ero appena adolescente, complice il fatto che un mio amico aveva aperto la sua “bottega” nella mia città, Orvieto, ed io, frequentandolo, tentavo di fare le mie prime esperienze in questa disciplina.
Lui stesso stava imparando e quando sorgeva qualche problema tecnico che non eravamo in grado di risolvere, bisognava andare alla ricerca di qualche vecchio testo di metallurgia o di oreficeria che potesse aiutarci a risolvere l'emergenza.
Questo è stato il mio approccio al “mestiere”, un'approssimazione coinvolgente ad una delle arti più antiche e stupefacenti che si possano apprezzare nella storia del nostro paese, dalla preistoria fino ai nostri giorni, plasmare i metalli è un'emozione prima che un lavoro.
In quegli anni frequentavo il Liceo Scientifico locale, appena ottenuto il diploma di maturità sono andato alla ricerca di una bottega artigiana che completasse la mia formazione, non trovando nessuno disposto ad insegnarmi, mi iscrissi in una scuola professionale ad Arezzo e mi sono trasferito in questa città Toscana dove la metà delle Industrie presenti produceva Oreficeria.
A me non interessava la produzione industriale ma l'idea che nello stesso posto dove vivevo avessi a disposizione ogni tipo di “conoscenza”, fornitura ed attrezzatura tecnica, rendeva il mio percorso di apprendimento, avvolgente e completo.
Negli anni Aretini non ho solamente frequentato la scuola orafa, ho approfittato di ogni occasione mi venisse presentata per imparare parti complementari della mia futura attività professionale: ho frequentato corsi di Gemmologia, di Incastonatura di pietre preziose, di Sbalzo e Cesello, ogni cosa nuova imparassi nella scuola andavo alla ricerca della bottega o della fabbrica dove fossero specialisti in quella tecnica o processo di fabbricazione.
Quello è stato il periodo più entusiasmante della mia vita fin lì vissuta, cominciavo a capire, allora, quanto potere avesse la “passione” unita alla volontà di apprendere un mestiere e quale soddisfazione arrecasse la capacità di pensare, disegnare un oggetto e realizzarlo, averlo finito tra le mani, una vera e propria sensazione di capacità creativa.
Era eccitante guardare da vicino il bassorilievo del Ghiberti nel Battistero di Firenze e pensare che sapevo come era stato fatto anche se non sarei stato capace di riprodurlo o il Perseo del Cellini sognando il giorno in cui qualcuno mi avrebbe potuto commissionare qualcosa di più modesto ma una piccola, originale opera d'arte.
Avevo vent'anni, una formazione culturale dignitosa, avendo frequentato il Liceo, un Mestiere appena imparato negli ultimi anni ed una smisurata necessità di mettere alla prova le mie conoscenze e dopo un breve periodo nel quale ho cercato di realizzare qualche piccola commissione con la minima attrezzatura disponibile, lavorando in casa, nel 1984 ho aperto la mia prima ufficiale attività, la prima Bottega nella mia città, Orvieto.
Questo è un mestiere che non ti fa annoiare se rendi ogni ordine di un cliente una esperienza nuova, unica nel design e nella tecnica di realizzazione e questo ho cercato di fare fin dai primi passi : offrire il massimo di originalità, unicità ed ottima fattura del gioiello richiesto.
Agli inizi del secolo corrente, il sociologo americano Richard Sennett ha pubblicato uno studio nel quale teorizza una sorta di individuo - campione della società del futuro identificandolo nell'uomo – artigiano dalle impostazioni del quale egli estrapola un modello appropriato per le future comunità.
Il metodo artigiano come modello, l'uomo che si domanda “perché fare quella cosa” e non “quante farne”, quasi una conversione a U rispetto all'idea di consumismo sfrenato, all'imperante produzione di serie.
Ecco, dovendo descrivere il mio lavoro direi, soprattutto, che non amo ripetere le cose che faccio, non riduco il mio lavoro a semplice creazione di un modello da moltiplicare con tecniche industriali e che desidero realizzare un gioiello per il mio committente che sia “unicamente” per lui e che, in qualche modo, lo rappresenti sia nelle aspettative che nella personalità.
In trenta anni di attività non ho mai riprodotto un pezzo già fatto in precedenza, a chi mi ha chiesto di ri-fare un mio gioiello che vedeva fotografato ho sempre negato la mia disponibilità spiegando quali fossero le mie ragioni e cercando di progettare qualcosa di simile ma mai una copia.
In moltissime occasioni mi sarebbe stato, inoltre, impossibile dato che ho sempre usato pietre semipreziose che per taglio e caratteristiche non era possibile che fossero identiche, e perché, in alcuni casi, lo stesso progetto di gioiello nasceva da un'attenta osservazione della gemma e delle sue caratteristiche, tanto da suggerirmi essa stessa il modo migliore per diventare gioiello insieme al metallo usato.
L'interesse per la mineralogia dei tempi del Liceo, si è trasformato in una vera e propria passione per la gemmologia e per ogni tipo di gemma, per i colori e le sfumature che possiedono senza che il loro valore commerciale sia stato mai un motivo di selezione a priori, mentre per le pietre preziose, al contrario, ho sempre utilizzato i materiali migliori per qualità e carature a seconda delle richieste che mi venivano fatte.
Non ho mai utilizzato Diamanti e Pietre Preziose solo in funzione del loro valore intrinseco ma solo se un design più classico me lo avesse richiesto o per dare un tocco di preziosità ad un gioiello che nasceva con presupposti diversi.
Non mi sono mai ispirato ad uno stile preciso sebbene mi senta più a mio agio con la cultura dei primi novecento, Art Novau, Art Decò e Liberty e non posso nemmeno tradire le mie origini: sono figlio di terra etrusca, Orvieto trasuda d' arte in ogni vicolo e monumento, la facciata del Duomo, in alcuni momenti della giornata, è un caleidoscopio di infiniti colori come un Opale Nobile Australiano, alcuni Palazzi del '400 e '500 sono architetture complesse dai particolari curati come fossero un gioiello da indossare.
Essere nati ad Orvieto, in mezzo a tanta storia e cultura condiziona il tuo sviluppo, veicola le tue scelte a volte, fino al desiderio di voler lasciare una testimonianza artistica del tuo passaggio, essere Artigiano in questa terra significa entrare a far parte di una folta schiera di uomini che ha arricchito di gusto estetico ogni angolo della città e ti stimola a lasciare in eredità il tuo sapere acquisito alle nuove generazioni.
Nei primi 10 anni della mia carriera ho esposto i miei lavori in molte parti del mondo, ho fatto Mostre in quasi tutti i Paesi più importanti, ho confrontato le mie capacità ed il mio stile con orafi di tutt'altre tradizioni, a New York una Galleria d'Arte ha esposto una mia piccola collezione di gioielli in oro e terracotta per quasi due anni, poi ho deciso di stabilire una mostra permanente della mia produzione in un nuovo spazio, una piccola bottega ma sulla Via principale di Orvieto, sul passaggio più esclusivo, dove chiunque poteva fermarsi, non necessariamente entrare, ed osservare di settimana in settimana nelle vetrine esterne ogni novità che avevo prodotto, gioielli di qualunque prezzo ed una varietà di pietre che esponevo come una scenografia a supporto del mio lavoro, delle mie creazioni.
L'attuale situazione economica ha reso inutile qualunque tentativo di “mostrare” le qualità del proprio valore quindi ho deciso di ritornare all'origine, una nuova bottega, più spazio nel quale muovermi, posto lavoro per i miei allievi che muovono i primi passi dentro questo mestiere ed eseguo, soprattutto, lavori che mi vengono commissionati su mio design con pietre che provengono dalla mia collezione privata o dai fornitori con i quali mi rapporto da trent'anni.
Nonostante la mia mai celata avversione nei confronti delle riproduzioni di serie sto realizzando una collezione di gioielli in argento, rame e bronzo a costi abbastanza contenuti, vorrei poter far indossare un mio gioiello a più persone possibile... questa è la mia ultima “vanità” !!!
Il catalogo 1990 di Fabrizio Trequattrini
La Natura Inclusa di Fabrizio Trequattrini. Introduzione di Giancarlo Baffo al Catalogo 1990